IBRIDOLOGIA, una passione senza fine!

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    IBRIDOLOGIA,
    una passione senza fine!



    Andiamo ancora a riprendere liberamente dal libro di Giorgio de
    Baseggio “IBRIDOLOGIA” altri argomenti che possono interessare i
    nostri lettori cercando, “piluccando” qua e là, di dare una informazione
    sufficientemente completa anche se siamo convinti che così come ha
    fatto l’autore, per esaurire un argomento, complesso ed articolato come
    è l’ibridologia, queste poche pagine non siano suffi cienti.
    Uuno sviluppo così ampio non è possibile da queste poche pagine che
    abbiamo a disposizione e quindi ci limitiamo a dare informazioni a
    carattere generale ma ugualmente utili.

    image



    Le difficoltà dell’ibridazione

    Ogni specie ha un numero specifi co di cromosomi. Pertanto ciascuna specie è“un’isola a sè stante”, in possesso di una particolare patrimonio genetico. Oggi si sa che due Specie si possono assomigliare fi no a confondersi, senza però essere in grado di riprodursi tra loro in quanto in possesso di una quantità e di unnumero diverso di cromosomi.

    La “pietra di paragone” normalmente utilizzata per decidere se una popolazione veramente costituisce una Specie o una Sottospecie (Razza geografica) separata, consiste nell’osservare se i suoi comportamenti si incrociano o meno con quelli della popolazione originaria producendo una progenie feconda o no, se le differenze genetiche tra le due popolazioni sono divenute rilevanti, i discendenti (ibridi) saranno spesso sterili. Esperimenti sulla riproduzione e sul conteggio dei cromosomi hanno di recente dimostrato che alcuni individui morfologicamente identici sono in effetti geneticamente diversi e, perciò, appartenenti a Specie distinte. Viceversa, una specie defi nita con criteri basati sul calcolo dei cromosomi e sulla riproduzione, si può suddividere in due o più tipi morfologicamente diversi (sottospecie), che però mantengono la capacità di incrociarsi tra loro.
    Questo breve riassunto di alcuni problemi connessi al concetto di Specie dovrebbe in parte spiegare perché il nome di molti Uccelli e soggetto, nel tempo, a cambiare in seguito a nuove ricerche effettuate sulla loro biologia.

    Gli ibridi sono spessi sterili. Lo sono per svariati motivi, spesso per l’incapacità dei cromosomi “omologhi” di origine materna e paterna di “riconoscersi”
    reciprocamente e di appaiarsi in modo corretto durante la meiosi; ciò impedisce la formazione di gameti maturi e, quindi, capaci di fecondare (se maschi) o di essere fecondati (se uova).
    La pratica constatazione ha spesso dimostrato che diversi ibridi risultano sterili durante i loro primi stadi di vita (i primo due-tre anni); ma con il passare
    del tempo, un certo numero di ibridi matura gradualmente le proprie gonadi e risultano in grado di fecondare (o essere fecondati) i propri
    fratelli, una o entrambe le Specie parentali dalle quali derivano.

    Esempio: un F1 Cardueli carduelis x serinus canarius riuscì a fecondare femmine di canarius all’ottavo anno di vita; un altro F1 dello stesso tipo, al quinto anno di età fecondava femmine di Carduelis carduelis.

    image■ Cardellino X Ciuffolotto



    Classifi cazione degli ibridi

    Gli ibridi possono essere così classificati e distinti:
    a) Ibridi sterili: che non possono avere discendenza

    b) Ibridi parzialmente sterili: che fecondano (o vengono fecondati) parzialmente le uova, non tutte le uova le quali, se fecondate, difficilmente schiudono o se schiudono, i nati muoiono a diverse età e, se vitali molto rapidamente raggiungono la maturità. Gli ibridi appartenenti a questa categoria possono dare una discendenza con l’una o l’altra Specie da cui derivano e, molto diffi cilmente, con entrambe, con i fratelli o con altre Specie.

    c) Ibridi totalmente fertili, detti ibridi sono fertili con i fratelli con l’una o l’atra od entrambe le Specie dalle quali derivano e, talvolta, anche con altre Specie. La Genetica chiama F1 l’ibrido di prima generazione fi glio di uccelli di Specie diverse ; F2 l’ibrido di seconda generazione nato accoppiando due F1 tra loro; F3 l’ibrido di terza generazione nato unendo due F2 e così via. Reincrociando un F1 o con il padre (linea paterna) o con la madre (linea materna) o con Uccelli delle stesse Specie alle quali appartengono i progenitori, si ottiene una seconda generazione di reincrocio indicata con il simbolo R1; reincrociando
    l’R1 con uno dei nonni (o soggetti appartenenti alla medesima Specie) si ottiene una terza generazione che viene indicata col simbolo R2 e così via.

    image■ Raro ibrido di Merlo X Codirossone



    Allevare ibridi in voliera esterna

    Abbiamo già raccontato delle varie possibilità per produrre ibridi e abbiamo accennato alla riproduzione casuale in voliera e a quella a coppia singola, analizziamo ora le due possibilità.
    Molti dei nostri ibridi più rari sono nati da gruppi di indigeni alloggiati in voliere attrezzate all’interno con fitti rami di arbusti quali: Ginestre, Biancospini, salici intrecciati, rami di Abete Cipressi, ecc. Per assicurarsi il successo non debbono essere posti maschi e femmine della stessa Specie.
    Per esempio: in ampia voliera arredata come descritto appena sopra, potranno essere alloggiate in egual numero per ciascuna Specie, diciamo 6 femmine di Fringuello, 6 di Verdone e 6 di Ciuffolotto, il totale delle femmine sarà quindi di 18; all’interno della voliera potranno a questo punto essere inseriti tre maschi per ogni seguente Specie: Cardellini, Organetti, Peppole, Lucherini, Fanelli e Fanelli nordici.
    La seconda possibilità prevede la sistemazione di una singola coppia in una singola voliera, meglio se allestita come sopra detto, i risultati ci dicono che questo sistema da le maggiori probabilità di successo e in questo secondo caso la situazione generale sarà sicuramente più sotto controllo.

     
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